GALLLERIAPIÙ è una tra le gallerie d’arte più giovani di Bologna. Organizzata affinché potesse ospitare anche un’area caffè e una web radio, si distacca dal concetto di white cube e diventa un luogo d’incontro, di scambio e di dialogo, in cui la contaminazione tra generi e discipline sta alla base di tutto.
Nato nel 2013 da un’idea di Veronica Veronesi, questo poliedrico spazio dedicato al contemporaneo si presenta come accogliente e aperto alla sperimentazione: Apparatus22, Pauline Batista, Marco Ceroni, Ivana Spinelli sono solo alcuni degli artisti che negli anni hanno collaborato con la galleria, andando a costituire una polimorfa – critica e riflessiva – indagine sulla società attuale e futura.
In occasione della riapertura al pubblico GALLLERIAPIÙ ha presentato s548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me): Sourcecode, mostra personale di Emilio Vavarella. Un evento che fa parte della trilogia espositiva ispirata a rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me), articolato progetto che «esplora le origini della tecnologia binaria e le sue più recenti applicazioni: dalla tessitura alla programmazione, agli algoritmi, ai software, ai processi di automazione, fino alla completa digitalizzazione di un essere umano».
In questa intervista la direttrice Veronica Veronesi racconta le origini, la storia e l’identità di GALLLERIAPIÙ, svelando qualche curiosità su OC!WR e sui primi progetti ospitati in galleria.
Ciao Veronica, benvenuta nel salotto di ZirArtmag! Come sai vorrei parlare con te di quella che è la storia e l’identità di GALLLERIAPIU’. Partiamo subito: quando e come nasce la galleria?
GALLLERIAPIÙ nasce nel 2013 nel distretto culturale della Manifattura delle Arti a Bologna a pochi passi dal MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna. La galleria nasce dalla mia volontà di avere uno spazio dove poter agire, dire e partecipare, un ambiente lontano dall’idea di white cube con una zona dedicata all’editoria, alla caffetteria e con un programma espositivo curato di quattro mostre l’anno. Oltre al programma espositivo presentiamo e ospitiamo regolarmente progetti e produzioni trasversali di stampo performativo, relazionale, partecipativo.
A partire da una ricerca nel campo del live act e del suono la galleria si è concentrata in particolare sulla realizzazione di opere dal vivo (performance, ambienti, concerti, live media, con date uniche, produzioni e anteprime) presentate sia da personalità di spicco della scena contemporanea che da nuove realtà indipendenti. Questa ricerca si sviluppa in parallelo alla collaborazione con la web radio OC!WR, una piattaforma on line di musica eclettica e sperimentale selezionata con cura, ospitata stabilmente nel basement della galleria.
In che cosa è specializzata e su quali linee di ricerca si muove?
Per definire la linea di ricerca della galleria mi piace utilizzare l’espressione coniata dal collettivo Apparatus 22 – estetica con conseguenze – che si riferisce a pratiche artistiche perturbanti che analizzano aspetti essenziali per un’indagine critica della società attuale e futura.
Facciamo un salto indietro nel tempo. Chi sono stati i primi artisti con cui GALLLERIAPIU’ ha collaborato e quale il primo progetto realizzato nei suoi spazi?
Uno dei primi progetti ospitati si intitolava LoverrsFuckerrs mostra personale di Ivana Spinelli, artista che già conoscevo e con cui continuo a collaborare. La sua pratica analizza principalmente le relazioni tra corpo e linguaggio, che definendosi a vicenda hanno la capacità di spostare continuamente i limiti del percepito e della realtà.
C’è una realtà, connessa alla galleria, che mi affascina moltissimo: OC! WR. Com’è nata l’idea di fondare una web radio? Ci racconteresti in che modalità opera e che tipologie di format e artisti ospita?
OC!WR nasce in parallelo alla programmazione della galleria. L’idea è il risultato di un grande amore per la musica e della volontà di archiviare online la grandissima collezione del nostro materiale sonoro. La web radio è online 24/24: da più di un anno abbiamo abbandonato la diretta online e ci siamo concentrati su una selezione divisa in slot a cura di un team di appassionati che ci affiancano in questo viaggio.
Siamo reduci da un anno lunghissimo, scandito dal continuo alternarsi di aperture e chiusure. Quali soluzioni avete adottato per proseguire le vostre attività, nei momenti in cui la galleria è dovuta rimanere chiusa?
Di fronte alla chiusura forzata della galleria abbiamo dovuto pensare a format per poter continuare a comunicare il lavoro degli artisti con i quali collaboriamo. Il primo tentativo online è stato #tellmeaboutyourwork, video pubblicati sui social nei quali gli artisti raccontavano della loro pratica, una breve rubrica attraverso la quale dare loro voce. È seguito poi Gallery to Gallery, un progetto che metteva in relazione diverse gallerie della città di Bologna offrendo al pubblico di visitatori un percorso a staffetta che collegasse le varie sedi con la possibilità di visite dedicate.
In quel periodo, la scorsa estate, abbiamo proposto Estetica con conseguenze, una mostra che si sviluppava partendo dalla galleria vuota e secondo le scelte di chi segue e supporta la galleria. Abbiamo definito questo processo “curatela espansa”: dopo aver creato un archivio online, ogni giorno veniva allestita un’opera scelta dal pubblico. A inizio 2021 invece abbiamo proposto un ciclo di newsletters tematiche con una selezione curata di opere che venivano presentate una volta a settimana.
Finalmente abbiamo la possibilità di ritornare agli eventi in presenza e GALLLERIAPIU’ ha riaperto con un eccezionale lavoro di Emilio Vavarella, presentato in occasione delle giornate di ART CITY e tutt’ora in mostra. Quali sono gli aspetti che ti hanno colpito di più nella sua ultima ricerca?
Sicuramente la multidisciplinarietà del progetto e le sue molteplici declinazioni. La personale di Emilio Vavarella è un progetto ambizioso e che offre riflessioni che abbracciano discipline diversificate.
Per ulteriori informazioni visita il sito di Gallleriapiù, attiva anche su Instagram come @gallleriapiu.
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