Piero Deggiovanni è docente di Storia dell’Arte Contemporanea e di Storia e Teoria dei Nuovi Media all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Abbiamo dialogato con lui chiedendogli di intervenire su una questione che negli ultimi anni è centrale nel panorama della videoarte e che nella poetica di Basmati Video è un riferimento essenziale: l’archivio e il suo utilizzo artistico.
«La prima distinzione che è importante da fare quando si vuole parlare di archivio, è tra archivio e repertorio» sono le prime parole che possiamo riportare dal dialogo con Piero. Ha tenuto a sottolineare come interessarsi all’utilizzo dell’archivio sia importante nel momento in cui si va a fare una ricerca sul repertorio:
«L’archivio è a tutti gli effetti un contenitore, un dispositivo per conservare. Il repertorio, invece, è il materiale che è contenuto all’interno dell’archivio ed è quello che è interessante e nel quale andare a ricercare. L’azione artistica si svolge sul repertorio e avviene attraverso la scelta: il repertorio deve acquistare una nuova vita. Preferisco questo o quello? Così si selezionano dei pezzi per ricominciare a creare». Nel momento in cui si elaborano i materiali selezionati, si fa presto ad accorgersi come qualsiasi cosa possa avere più di un senso, perché dipende da come si osserva e dal proprio stato emotivo, si tratta quindi di costruire o reinterpretare il mondo. «È il paradosso della ripetizione e dell’unicità che si fondono insieme» parafrasando le parole di Deggiovanni.
Il lavoro che ne viene fuori è dunque frutto di una rielaborazione. A partire dal lavoro fatto su Ustica in una live performance di Basmati, Saul Saguatti ha raccontato l’esperienza di Basmati Video con la rielaborazione analogica.
«Il limite della macchina diventava portante nell’estetica che ne veniva fuori, il lavoro diretto su pellicola attraverso il graffio o sui vecchi formati, hanno tutti una particolarità tecnica e permettono una rielaborazione basata su un’idea». Un’estetica che vuol fare i conti con quel che è stato, partendo da una lettura del quotidiano. «I documenti cartacei sono contenuti, lo scopo di riportare in vita non vuole essere documentativo ma diventa un’informazione emotiva. Nella rielaborazione analogica vi è un’estetica che diventa essa stessa il contenuto, è un modo diverso di guardare la tecnologia che crea».
Viene immediatamente da chiedersi: analogico ha un senso di guardare indietro? «La sperimentazione guarda avanti non può guardare indietro» ci dice Deggiovanni in un lungo discorso sugli errori commessi nel contemporaneo cinema sperimentale. Ci spiega come, reduci del neorealismo molti artisti cadano nell’errore di imitare il cinema degli anni Sessanta e Settanta. Ci si dimentica di sperimentare in quella linea di demarcazione che separa l’analogico dal digitale considerando come queste due cose si incontrino ma dovendo lavorare secondo un’idea del vediamo l’effetto che fa. Non reinserendosi in vecchie estetiche ma cercando di trovare piuttosto qualcosa di nuovo. Bisogna avere uno sguardo verso l’esterno.
Su questa linea il caso della mostra VHS+ (www.vhsplus.it) realizzata da Basmati Video rende questa idea di riutilizzo del repertorio. Essa prende forma proiettando un materiale che in origine richiedeva una fruizione classica come quella televisiva, e mutandone la funzione proiettandolo contemporaneamente su tre muri. È un perfetto esempio di un lavoro di rielaborazione dove il materiale diventa tutta un’altra cosa «nel momento stesso in cui si cambia la fruizione che il documento non è più solamente mostrato ma si crea un discorso sul documento, e anche la stanza diventa un pezzo stesso dell’opera. Non il repertorio stesso ma la situazione stessa in cui è stato creato» (Deggiovanni)
Gli archivi vanno considerati come un deposito di una produzione culturale e multimediale, che va scomposta e analizzata per rimetterla in gioco. Indagando il repertorio, è importante è il senso emotivo che la riesumazione di questi materiali può suscitare, mentre il loro utilizzo permette un’esaltazione della vastità dei contenuti che spesso restano nascosti. Parafrasando Saul:
«Rivedere gli archivi è una maniera per riflettere»
Pubblicazione di 5 articoli introduttivi alla mostra Radianti, retrospettiva che il CAOS di Terni dedica a Basmati Video.
La mostra si svolge dal 12 febbraio all’8 maggio 2022 (CAOS Centro Arti Opificio Siri – Via Franco Molè 25, Terni)
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