Vai al contenuto

Rodolfo Siviero #6 | La seconda fase dei recuperi e l’investitura dei titoli ufficiali


Dopo i primi anni dalla fine della guerra Rodolfo Siviero diventa capo della delegazione italiana per le restituzioni e collabora con Russia e Stati Uniti.

Recupera la puntata precedente cliccando qui


Nel 1953 l’ufficio recuperi di Siviero diventò la Delegazione Italiana per le Restituzioni, istituita dal presidente del consiglio con a capo lo stesso Rodolfo Siviero. Ripresero le trattative per la restituzione: il primo incontro fu organizzato a villa Schaumburg a Bonn, il 5 dicembre 1953. Solo undici giorni dopo le trattative portarono a un risultato: grazie all’accordo sottoscritto tornarono a casa 50 dipinti, tra cui due Carpaccio, un Tiziano, un Tintoretto, un Domenico Veneziano e molti altri.

Un secondo incontro fu previsto al circolo dei Filedoni nel Palazzo Cesaroni, presso Perugia, il 21 gennaio 1954, durante il quale venne siglata una concessione di rientro: vennero riportate in Italia opere di Sebastiano del Piombo, di Della Robbia e di Sebastiano Ricci insieme a un’opera di Paolo Veronese non inclusa inizialmente nella lista. Il 17 marzo Rodolfo Siviero tornò a Monaco per prendere in consegna le opere il cui rimpatrio era stato deciso negli incontri di Bonn e di Perugia.

L’8 settembre 1954 la delegazione italiana ripartì per partecipare alla terza e ultima riunione prevista a Baden Baden. Le trattative durarono otto giorni e non furono facili, poiché i tedeschi continuavano a sostenere che i dipinti erano stati pagati e dovevano restare in Germania.

Le trattative furono lunghe e difficili: iniziarono alle tre del pomeriggio e finirono alle quattro della mattina successiva. La delegazione capeggiata da Rodolfo Siviero dovette rinunciare a rimpatriare nove dipinti che furono scelti tra tutti quelli posti in discussione da Siviero e da Roberto Longhi prima della chiusura del negoziato. I dipinti ottenuti a Baden Baden furono recuperati a Monaco il 16 novembre 1954. Rientrarono: Tintoretto, Canaletto, Simon Vouet, Sebastiano Ricci, Giovan Battista Tiepolo.


rodolfo siviero

Antonio del Pollaiolo, Ercole e l’Idra, 1475 circa

 

Il recupero delle opere doveva però essere allargato anche ad altri protagonisti della guerra: Stati Uniti e Russia. L’occasione di andare a Mosca si presentò per Rodolfo Siviero con la richiesta Sovietica al governo italiano di un programma di scambi culturali che l’URSS desiderava di iniziare con l’Italia. Era l’occasione migliore per poter parlare coi russi delle opere d’arte che potevano trovarsi nella zona orientale della Germania o nei depositi sovietici. Questo desiderio fu espresso alla diplomazia russa, il direttore degli affari politici Mihailov avrebbe appoggiato la richiesta ma bisognava ufficialmente rivolgersi alla Germania orientale e, in particolare, alla Polonia.

La delegazione italiana fu ricevuta presso la sede del Ministero dell’Istruzione di Varsavia dal Ministro, dai sottosegretari e dai direttori generali polacchi che accettarono di firmare un accordo con l’Italia mettendo a disposizione i loro servizi per ritrovare le opere d’arte finite nelle zone della Germania orientale controllate dalle loro truppe. Alcuni beni vennero ritrovati a Jena e a Lipsia, in Germania.

Per ottenere l’appoggio dell’America bastava usare il principio di riconoscenza: gli stessi americani avevano chiesto un segno tangibile della gratitudine per il grande numero di tesori recuperati grazie al loro operato. Rodolfo Siviero consigliò quindi di fare un dono al governo statunitense: dal comune di Roma furono spediti una colonna e un capitello antichi del Teatro di Marcello e da Firenze una riproduzione del Discobolo di Mirone, permettendo all’ufficio di Siviero di stringere un’alleanza per il recupero.

Nel frattempo a Roma ricominciarono le trattative coi tedeschi. L’effetto questa volta fu immediato perché le opere furono restituite senza sollevare troppi problemi, arrivando a consegnare anche pezzi che non erano presenti nelle liste della delegazione italiana. In questi anni vide la luce un progetto molto importante: l’idea di realizzare una serie di volumi, di cui i primi quattro dedicati alla lista delle opere restituite e il quinto incentrato sulle memorie di tutte le opere ancora da ritrovare.


rodolfo siviero

Antonio del Pollaiolo, Ercole e Anteo, 1475 circa

 

L’unico volume ad essere realmente pubblicato fu proprio il quinto, stampato nel 1955 grazie al Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con quello dei Beni Culturali e presentato al pubblico col titolo L’opera da ritrovare. Repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Questo volume ha assunto un’importanza non indifferente per il Comando Carabinieri Recupero Opere d’Arte, tanto da essere utilizzato ancora oggi per la ricerca delle opere mancanti all’appello e per la loro restituzione ai legittimi musei o proprietari.

Rodolfo Siviero continuò a svolgere le sue indagini organizzando da solo le operazioni, coordinando i recuperi con l’aiuto dei suoi informatori, della polizia e della diplomazia internazionale. Il suo lavoro continuava a dare molte soddisfazioni tanto da accreditarlo presso l’opinione pubblica come salvatore delle opere d’arte e fargli ottenere nel giugno del 1961 una medaglia donata dall’Accademia dei Lincei.

Nonostante i riconoscimenti pubblici, come la nomina a presidente dell’Accademia delle arti e del disegno di Firenze (20 marzo 1971), non smise mai di cercare alcuni quadri tra cui due tele del Pollaiolo (Ercole e l’Idra e Ercole che strangola Anteo), che trovò nel 1963 presso la casa dei coniugi Meindl, a Pasadena (California), insieme ad altre opere come un autoritratto di Lorenzo di Credi, La deposizione del Bronzino e La Natività del Correggio. Siviero durante un’intervista parlò di una banda ben organizzata che aveva le sue radici tra la Germania e Los Angeles in seguito a un trasferimento dopo la guerra. Affermò anche di aver intercettato la presenza dei due Pollaiolo in Germania cinque anni prima ma il governo Bonn si era opposto alla restituzione. Si lasciò anche andare a un commento divertito dopo aver recuperato i quadri: “erano così simpatici che hanno pensato anche di mettere le cornici nuove”.

La tranquillità di Siviero venne disturbata quando la criminalità trovò una nuova via redditizia: il furto delle opere d’arte, come nel caso di due opere molto amate, il Ritratto di gentiluomo di Memling e la Madonna con Bambino di Masaccio, rubati nel 1971. Il 19 marzo 1973 Siviero appuntò che gli erano giunte informazioni su entrambe le opere da un informatore che si presentò come Jan Dik. Il 31 marzo Rodolfo ricevette una chiamata e il 7 aprile partì per la Germania per riprendere il quadro di Masaccio e incontrare l’informatore Dik per saldare il conto. Il 29 giugno il piccolo quadro di Memling fu ritrovato e strappato via dalle mani dei rapinatori.

Negli ultimi tre anni della sua vita Rodolfo Siviero si concentrò su un progetto che suggellasse e consegnasse ai posteri una testimonianza di una vita dedicata al recupero delle opere d’arte e alla valorizzazione dell’importanza della cultura. Il progetto consisteva nel riunire i principali capolavori trafugati dai tedeschi e dalla criminalità in un museo stabile, previsto al terzo piano di Palazzo Vecchio a Firenze. Nel 1982 il nuovo Ministero dei Beni Culturali ordinò che i dipinti fossero riportati a Roma per essere inventariati e acquisirne le misure.

Purtroppo Siviero non riuscì a vedere il suo progetto realizzato perché morì per un tumore il 26 ottobre 1983.


Leggi le altre puntate della serie dedicata a Rodolfo Siviero e ai furti delle opere d’arte qui

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *