Félix González-Torres nasce nel 1957 a Guáimaro, a Cuba. Nel 1979 si trasferisce a New York, dove raggiunge presto la notorietà. Si spegne prematuramente, all’età di 39 anni, a Miami, il 9 gennaio 1996, dopo una lunga battaglia contro l’Aids. La sua opera è stata ricondotta dalla critica a più di una corrente artistica, dall’arte minimalista e concettuale alle suggestioni neo-dadaiste; questo perché González-Torres ha sempre lavorato con gli oggetti, dando vita a opere che possono essere considerate dei veri e propri ready-made.
Le opere minimali dell’artista cubano, a differenza di quelle di Duchamp, valgono non tanto per loro stesse, quanto per il concetto che esse trasmettono. Dietro la loro apparenza, fatta di colori vivaci e sgargianti, che potrebbe facilmente essere scambiata per leggerezza e superficialità, si nasconde un universo profondo, dove si annida un intenso dolore. La principale (forse la sola) fonte di ispirazione per le sue creazioni è sicuramente il suo amato compagno Ross, stroncato anch’esso dall’Aids, nel 1991.
Lacerato per la perdita, González-Torres, nei pochi anni successivi alla morte di Ross, ha voluto condividere con il pubblico la sua storia, fatta di disperazione e di dolore, rendendola così allo stesso tempo individuale e universale. Senza dubbio, questa narrazione riguarda lui in prima persona, ma può riguardare, o riguarda, tutti noi, poiché tratta di sentimenti generalmente condivisi: l’amore e il dolore. In un’intervista, González-Torres ha dichiarato: «L’amore ti dà una ragione di vita, ma è anche un motivo di panico: si ha sempre paura di perdere quell’amore».
Attraverso file di luci intrecciate, fogli di carta, cartelloni pubblicitari, orologi, mucchi di caramelle colorate, l’artista, senza remore né pudore, invita il pubblico ad entrare nella sua vita e a prenderne parte, anche se per un brevissimo istante. È proprio per questo motivo che la sua arte è stata definita “relazionale”. La presenza di Ross e l’amore che González-Torres prova per lui, la possiamo percepire nella ricorrenza, quasi maniacale, del numero due: come in Untitled (perfect lovers), un’installazione che ha riproposto più volte, tra il 1987 e il 1990, dove due orologi, con il loro andamento perfettamente sincronizzato, simboleggiano il legame che trascende gli oggetti in sé, anche oltre la morte, in un movimento perpetuo e all’unisono.
L’opera più conosciuta dell’artista cubano è senza dubbio Untitled (Portrait of Ross in L.A.), del 1991: un cumulo di caramelle dagli incarti sgargianti ammucchiate in un angolo del Metropolitan Museum of Art di New York. L’installazione prevedeva che chiunque passasse, fosse libero di prendere una o più caramelle, da consumare direttamente sul posto, o una volta usciti. Le caramelle venivano aggiunte nuovamente soltanto al termine della giornata e il cumulo, all’inizio e alla fine, doveva pesare circa 80 chili: lo stesso peso che aveva Ross. Proprio come il peso del compagno veniva consumato dalla malattia ogni giorno di più, così il mucchio si consumava, mano a mano che qualcuno prendeva una caramella, con la differenza che, a fine giornata, quest’ultimo veniva reintegrato del volume sottratto.
Grazie all’arte, che supera ogni confine spazio-temporale, Ross è tornato idealmente a vivere e vivrà così per sempre, in questo processo ciclico di aggiunta e sottrazione. Untitled (Portrait of Ross in L.A.) è un’opera effimera, totalmente votata alla scomparsa, proprio come lo era Ross, al quale è dedicata. Negli anni successivi, altri cumuli di caramelle sono stati riproposti dall’artista, in varie mostre. Non si tratta di duplicazioni o di copie, ma di opere autonome, nate da un’idea, che possono essere così replicate all’infinito. Lo stesso González-Torres ha dichiarato: «Non esiste un originale, ma solo un certificato di originalità». Proprio come per Duchamp, l’opera d’arte è prima di tutto un concetto, un’idea.
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Rivista Studio | Arte Svelata | Material Pie
Bibliografia
Félix González-Torres, Nancy Spector, New York: The Solomon R. Guggenheim Foundation, 2007
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