Era il 2016 quando le pareti dell’Ex Zincaturificio di Bologna, dismesso (allora) da circa 15 anni, iniziava a colorarsi di vita nuova grazie al progetto R.U.S.C.o, promosso dall’associazione Serendippo.
Un’iniziativa a metà tra la volontà di creare un museo a cielo aperto e il voler protestare ad alta voce contro il sistema dell’arte che, proprio quell’anno, aveva deciso di musealizzare numerose opere di street art facendo pagare un biglietto per qualcosa che per sua natura è libero e incontrollabile[1], destinato alla comunità che popola le strade.
Più di quaranta artisti hanno animato le mura spoglie di quell’edificio prossimo alla demolizione e abbandonato a se stesso, cogliendo l’occasione per mettere in atto un’operazione di riconversione temporanea di uno spazio immerso nel degrado.
Sedicimila metri quadrati di muri colorati con «l’intento di diffondere l’arte e la bellezza gratuitamente».
Tra gli artisti coinvolti:
5074, About Ponny, Ache77, Animelle, Carlos Atoche, Casciu, Bdn, Bibbito, Collettivo Fx, Dada, Dirlo, DissensoCognitivo, Distruggilaloggia, Ente, Exit Enter, Fuori Luogo, Hazkj, Hpc Crew, Hang, Incursioni Decorative, Hopnn, JamesBoy, Leo Borri, Luogo Comune, Marcio, Nada, Nemo’S, Pepecoibermuda, Progeas Family, Psikopatik, Pupa, Reve+, Caesar, RickyBoy, Snem, Sharko, Standard, Stelle Confuse, Tadlock, Valda, Zolta.
[1] La mostra in questione è Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano, a cura di Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran.
Scopri gli altri articoli su coffee break