Se avete qualche ora libera e vi trovate a Milano, più precisamente in zona piazza Duomo, è obbligatorio fare tappa a Palazzo Reale per visitare la mostra di Claude Monet in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi. L’esposizione contiene circa 50 opere provenienti dal museo parigino, tra cui le celebri Ninfee e rimarrà aperta fino al 30 gennaio 2022.
Il Museo Marmottan, forse uno dei meno conosciuti a Parigi, conserva una delle raccolte più famose e corpose dell’artista francese, Claude Monet. Il museo, ubicato nell’antica dimora di Paul Marmottan, contiene la più grande collezione dell’impressionismo francese, donata al museo nel 1966 dal figlio del pittore.
Se pensate di trovare le opere più famose dell’artista, siete sulla strada sbagliata. Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – la mostra vi permetterà di approfondire la storia dell’impressionismo francese passando attraverso la pittura di Claude Monet ed unire i tasselli di un periodo artistico illuminante ma complesso.
La mostra punta a valorizzare la tematica della luce e dei cambiamenti di colore, che il pittore studiò a fondo sperimentando la tecnica della pittura en-plein air. Il percorso della mostra comincia con opere del pittore ritraenti paesaggi in perfetto stile impressionista delle spiagge della Normandia come Trouville (Sulla spiaggia di Trouville – 1870), e della cittadina di Argenteuil (Passeggiata ad Argenteuil – 1875). Località in cui Monet si trasferì intorno al 1871, gli permise di studiare attentamente gli effetti del colore sulla variazione atmosferica, sul movimento e sui fenomeni visivi come aveva osservato nella pittura di Turner e Constable a Londra durante la guerra. Potrete quindi ammirare il noto dipinto Londra, il Parlamento, le riflessioni sul Tamigi che conserva a pieno quello stile tardo romantico tipico dei pittori inglesi.
La mostra prosegue con una particolare attenzione al periodo in cui Monet si trasferì a Giverny. Come in molti sapranno, Monet a partire dal 1883 prenderà fissa dimora con la sua famiglia nella località normanna di Giverny. Luogo lontano dalla capitale parigina, magico e ineguagliabile a livello di particolare luce che il posto emanava – come racconta il pittore, gli permise di raggiungere il punto più alto della sua produzione artistica.
La permanenza a Giverny gli consentì di creare un giardino in perfetto stile giapponese, ispirato dalla forte influenza che l’arte giapponese aveva su quella europea. Da lì le moltissime opere ritraenti lo stagno delle ninfee e l’iconico ponte giapponese altro soggetto ricorrente nelle sue opere.
Sul finire, la mostra contiene una parte di opere poco note, che solo i più interessati all’argomento conosceranno che permette di chiudere il cerchio sul percorso artistico del pittore. Lontane dalle canoniche opere impressioniste che si studiano sui libri di testo, si ammira una vasta quantità di tele dipinte da Monet negli anni precedenti alla sua morte (1926). Negli ultimi anni a Giverny, il padre dell’impressionismo perse quasi completamente la vista, che gli rese molto difficile la stesura del colore e l’effettiva riproduzione dei soggetti. Le opere sono molto più materiche e piene di colori, a volte con sovrapposte linee concentriche, non definite. I soggetti restano però gli stessi, riprodotti in serie (tecnica usata più volte dal pittore).
La mostra si rivela quindi essere una bella opportunità per il visitatore di ripercorrere l’intero percorso artistico del padre dell’impressionismo Claude Monet.
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