Elisabetta Roncati si occupa di consulenza, comunicazione e divulgazione digitale per il settore arte e cultura. Genovese di nascita e milanese d’adozione, nel 2018 registra il marchio Art Nomade Milan e inizia a raccontare storie e luoghi dal mondo dell’arte, con un approccio privo di confini né pregiudizi.
Inarrestabile content creator, oggi Elisabetta collabora con numerose realtà ed è attiva su tutte le principali piattaforme social. La divulgazione e la promozione del patrimonio artistico fisso e mobile sono il suo pane quotidiano, «naturale conseguenza ed evoluzione» della sua professione e delle numerose attività che svolge in qualità di Art Consultant specializzata in culture extra-europee e mercato dell’arte.
In questa intervista ci racconta di più sulla figura del divulgatore digitale d’arte e sulle evoluzioni del progetto Art Nomade Milan, svelandoci qualche novità sui progetti futuri.
Ciao Elisabetta, grazie per aver accettato il nostro invito e benvenuta nel salotto di ZirArtmag. Sei una divulgatrice digitale d’arte: qual è stato il percorso che ti ha portata ad intraprendere questa strada?
Grazie a voi per l’invito. In verità la mia professione è quella di Art Consultant specializzata in culture extra-europee e mercato dell’arte. Redigo articoli per diverse testate, organizzo e curo mostre ed eventi artistici, sviluppo progetti di comunicazione culturale per diverse realtà. L’ambito divulgazione è stato una naturale conseguenza ed evoluzione alla quale mi ha portato la mia attività. Molto spesso, in fatto di arte contemporanea, il grande pubblico non conosce artisti e correnti specie se non europee. Ricevevo un sacco di quesiti, i più disparati, sui creativi, le loro storie, i luoghi dai quali provenivano. Non sono laureata in storia dell’arte, bensì in comunicazione e management, con un perfezionamento in beni demoetnoantropologici (oltre ad una sfilza di master). Ho così coniugato la mia necessità di approfondimento storico artistico con quella di chi ha iniziato a seguirmi. Ecco come è nato nel 2018 il marchio registrato Art Nomade Milan: in primis un blog al quale si sono poi affiancati profili sui principali social media.
Cosa fa, nello specifico, una divulgatrice digitale d’arte? Ci sono dei modelli, dei punti di riferimento o delle contaminazioni tra ambiti diversi nel tuo modo di fare divulgazione?
L’imperativo del divulgatore digitale deve essere quello di informare ed intrattenere il pubblico in maniera rigorosa a livello scientifico, ma semplice, diretta e divertente dal punto di vista della comunicazione. Dopodiché si deve avere tanta inventiva per creare contenuti originali e molta voglia di lavorare per sottoporli agli utenti rispettando orari e statistiche legate alle performance dei propri profili sulle varie piattaforme. Quando si parla di divulgazione d’arte penso che alla maggioranza delle persone vengano in mente Alberto Angela e suo padre Piero. Certo, si entra nell’ambito televisivo, ma il loro lavoro costituisce una pietra miliare per quanto riguarda la trasmissione di informazioni culturali al grande pubblico. I sistemi del digitale e dei mezzi di informazione radio televisivi hanno tanti punti di tangenza. Vero è che l’online permette a dei validi soggetti di uscire dall’oblio, ma arrivare ad un palinsesto tradizionale fa fare il cosiddetto “salto di qualità” quanto ad esposizione. Mi spiace solo che siano pochissimi i volti televisivi femminili così impegnati ed esposti nella cultura. Fa riflettere che altri settori a forte tradizione maschile, ad esempio l’ambito sportivo o calcistico, abbiamo già aperto le porte a molte giovani donne, seppur cavalcando il cliché della fisicità delle protagoniste. Per quanto riguarda le contaminazioni, all’interno dello stesso panorama o tra settori, sono un mio imperativo. Il nome “Art Nomade” nasce proprio dall’esigenza di diffondere e credere in una cultura “nomade”, ossia che non faccia differenza tra “popolare” ed “elevato”, ma che consideri tutto ciò che si possa definire artistico e culturale senza limitazioni geografiche.
Com’è nato e come si sta evolvendo il progetto Art Nomade Milan? Hai un team che ti affianca nella realizzazione dei tuoi progetti?
No, sono una perfezionista che controlla ogni minimo dettaglio della propria attività. Tutta “farina del mio sacco” insomma. Anche l’ultimo progetto, in ordine di tempo, legato al marchio Art Nomade Milan, ANM News nato a Febbraio 2021, è supervisionato interamente da me. Certo, per i lavori più corposi e sfaccettati mi avvalgo di professionisti esterni, con cui collaboro ormai da un bel po’ di tempo. Non nego che le attività stiano diventando tantissime: ANM potrebbe evolversi dal punto di vista della forma giuridica, ma, al momento, non posso svelare di più 😊
Ti seguo prevalentemente su Instagram ma so che sei attiva su numerose altre piattaforme, tra cui anche Tik Tok e Pinterest. Quali sono, a tuo avviso, i canali che normalmente “rispondono meglio” alla divulgazione d’arte e perché?
Instagram, Facebook, Tik Tok, Twitch, Clubhouse, Youtube, Linkedin, Twitter, Pinterest…: sono presente su tutte le piattaforme, ma al momento continuo a credere che Instagram la faccia da padrone per quanto riguarda il settore arte e cultura in termini sia di presenza degli operatori che di recezione da parte del pubblico. Rimane per eccellenza il social media dove la comunicazione visiva raggiunge il suo apice e il target di pubblico è giovane, ma non troppo.
Durante il lockdown abbiamo assistito ad un esponenziale incremento del digitale: quanto ha influito sul tuo lavoro e quanto, a tuo avviso, questo approccio sarà mantenuto dalle istituzioni e dalle realtà connesse al mondo dell’arte in periodo post-pandemico?
Indubbiamente l’attenzione al panorama dell’online è aumentata in maniera esponenziale così come il mio lavoro. L’impossibilità di incontri fisici ha fatto trasmigrare verso il virtuale. Spero che gli operatori culturali non abbandonino questo approccio che oserei definire una sorta di “alfabetizzazione” digitale. Molte realtà italiane non avevano mai avuto neppure degli account sui social media prima della disastrosa situazione pandemica che abbiamo vissuto. Ci tengo però a sottolineare che il digitale non potrà mai sostituire l’esperienza fisica. Si tratta di far convivere i due aspetti traendo reciproco vantaggio in vista di un unico obbiettivo: trasmettere al grande pubblico l’amore per l’arte.
L’arte è la componente essenziale del tuo quotidiano. Come si svolge una tua giornata tipo? Raccontaci qualche retroscena del tuo lavoro!
In primis vorrei sfatare alcuni luoghi comuni: di lavoro appunto si tratta, quindi tanto “olio di gomito” ed attività che assomigliano a qualsiasi altro impiego. Email su Email, backoffice, fatture, preventivi, redazione di articoli per tutte le testate con cui collaboro, produzione di contenuti digitali, formazione continua e partecipazione ad eventi. La mia giornata dovrebbe essere composta perlomeno di 48 ore. Ora che gli incontri in presenza stanno, piano piano, tornando a popolare il calendario, la capacità di sapere organizzarsi diventa fondamentale. Vi svelo il motto che ripeto tra me e me passando da un incontro di lavoro ad un’email: “Catch me, if you can!”. Mi dà ogni volta la carica. Certamente possiedo una passione smisurata per l’attività che faccio.
Cosa consiglieresti agli student* che vorrebbero avvicinarsi alla tua professione (con riferimento anche ai numerosi servizi che offri su Art Nomade Milan)?
Consiglierei di non focalizzarsi esclusivamente sui percorsi di studi in ambito umanistico. Bisogna uscire dalla vecchia mentalità che “con la cultura non si mangi”. Certo, serve tanta costanza ed indubbie doti creative e comunicative (queste ultime ahimè non si possono apprendere: sono doti naturali), soprattutto in Italia. Tenacia e formazione in ambito economico e di marketing possono fare la differenza.
Qualche anticipazione su progetti futuri? Ci sono novità per Art Nomade Milan in questo periodo di riaperture?
Altroché. Ho iniziato di nuovo a girare l’Italia portando avanti il format “Musei | Culture” (un progetto di divulgazione dedicato agli ex “musei etnografici” italiani e non) e #BackToMuseums, quest’ultimo con i colleghi Michele Fiore e Barbara Landi. Inoltre i prossimi mesi mi vedranno impegnata in qualità di social media partner, a fianco di Elle Decor, dell’iniziativa “Vietato l’ingresso” promossa dal Teatro degli Arcimboldi. Una realtà alla quale sono molto affezionata che mi permette di ribadire il profondo legame con la città che tanto amo: Milano. A Settembre, dal 3 al 6, ci svolgerà la seconda edizione di ReA! Fair, del cui comitato organizzativo faccio orgogliosamente parte. In pentola stanno bollendo molte altre attività, ma è ancora presto per svelarle.
Segui Elisabetta Roncati su Instagram (@artnomademilan)
Leggi le altre INTERVISTE
Complimenti per la tua straordinaria attività, Elisabetta! Sei sempre molto professionale e piacevole da leggere e ascoltare. Brava!