Tra le mura e nei giardini circostanti dello spazio sociale del Link in via Fantoni questo Venerdì 2 Ottobre ha preso vita Dis Fa, la prima call a cura di Input, il collettivo creato da Dalila Montanari e Greta di Poce. Spinte da una visione condivisa, le due curatrici hanno scelto come primo tema quello della decostruzione, sfidando gli artisti a pensare ad un’opera che potesse nascere e morire nell’arco di poche ore tra l’inizio e la fine dell’evento, innescando le diverse fasi della serata.
La prima azione performativa del collettivo mescola installazioni, proiezioni e azioni volte a trovare una sintonia tra diverse forze espressive con, come unica costante, quella della trasformazione dell’opera. I 10 lavori prendono vita trattando diverse tematiche: cristianità, rifugiati, pandemie, con il ruolo degli artisti che si fanno carico di una responsabilità narrativa nella propria ricerca personale.
Ad accoglierci nello spazio vi sono le opere di Daniele Carcassi con un’installazione sonora composta di un tappeto di casse, mentre di fianco si trova una scritta di sabbia e glitter realizzata da Transhumanza, modificata dal flusso della festa per poi diventare illeggibile. Lo spazio si articola poi con le performance di Matteo Cavallucci, Davide Zamboni e Cecilia Lentini + Demetrio Cecchitelli che accompagnano invece la musica e le proiezioni di Biagio Cavallo, Deborah Martino, Antonietta Dicorato e Vittoria Cafarella in un duo tra danza e video-mapping. A concludere l’itinerario il mosaico di tessuti di Mariangelica Plomidou che accoglie uno dei due dj-set dell’evento.
Per capire meglio questo mix di energie siamo andati a fare alcune domande alle due creatrici e artiste Dalila Montanari e Greta di Poce:
Cos’è e qual è l’idea di Input?
Nel linguaggio scientifico e tecnico (contrapposto ad output), è l’insieme dei dati, informazioni, istruzioni, quantità di risorse o materie prime, immessi nella fase iniziale in un processo o in un impianto. Nel linguaggio comune, qualsiasi elemento necessario a provocare l’inizio di un dato procedimento; fig., spinta, molla, motivazione.
Non avrei altro d’aggiungere, gli INPUT possono essere cavi, collegamenti, Link, intuizioni, strette di mano, risposte a stimoli, congiunzioni, chiacchierate, poesie banali, occhiate, impulsi nervosi, acustici. INPUT vuole attivare situazioni (creative) immettendosi in contesti (relazionali).
Perché la vostra interpretazione vede un ciclo di costruzione e decostruzione dell’opera? In cosa lo ritenete un vantaggio per la vostra ricerca?
La prima immissione di Input è avvenuta in un contesto poco adatto all’Installazione di opere d’arte. Il Link di Bologna porta avanti da oltre vent’anni l’identità di un luogo notturno di danza e di festa. La qualità di “eventualità” delle situazioni possibili al Link ci ha dato l’occasione di pensare all’arte con gli stessi attributi: “una pulsazione, di una luce on/off, apparecchiare e sparecchiare. Esibire e sparire”.
Dis fa comprendeva le due fasi di costruzione e decostruzione e chiedendo a tutto quello che entrava in contatto con l’evento di agire con questo atteggiamento per essere il più reali possibile. Per essere più naturali possibile. Come le idee quando si confrontano con il reale al fine di creare. Per quanto si vogliano fermare e nominare le cose è tutto un continuo movimento. Il fare e il disfare in realtà non esistono, questo è frutto del linguaggio che divide e separa.
Che tipo di input avete provato a comunicarci con la vostra prima call?
Nel nostro intervento, abbiamo puntato ai progetti d’arte come eventi possono accendere e spegnere dei fuochi in punti improbabili come una discoteca, farsi forza da quel contesto, funzionando proprio con la festa. Vogliamo lavorare in collegamenti multipli e senza un’identità consolidata, e decidere di fare una call ci ha fatto incontrare realtà che non ci aspettavamo, iniziando a formulare discorsi di sinergia per noi importantissimi. Inoltre non siamo curatrici, ma artiste, e con la call ci sentiamo su una linea orizzontale insieme a tutti gli artisti che partecipano.
In che direzione andrete adesso? (sia con input che con Dis Fa)
Dis fa è stato e ci è sembrato un concept funzionale al Link e all’ambiente della festa, su cui non vogliamo smettere di lavorare. La riuscita del progetto ha creato e sta creando collaborazioni importanti, su cui vogliamo investire in un tempo più dilatato. Infatti i prossimi passi saranno quelli di strutturare dei laboratori invernali di arti performative, visuali, improvvisazioni sonore e danza al Link, in preparazione di un festival multimediale scaglionato su più giornate.
Nel frattempo, INPUT non ha una vera sede, e non è nella sua essenza averla. Quindi può darsi che ancora prima del previsto lampeggeremo da qualche altra parte. Un progetto come questo non ha paura di lampeggiare nel tempo, di apparire, scomparire, lasciare un segno o un’ impronta, l’importante è che l’energia che ha creato continui ad aver spazio e tempo per risuonare, e creare nuovi output.
Per rimanere aggiornati sul ciclo di performance e attività di Input seguiteli su Facebook, Instagram e Youtube.
Leggi le altre Curiosità di ZìrArtmag