Nota a pochi, la storia del fotografo russo Sergei Vasiliev viene proposta con la mostra di apertura del nuovo spazio di Ono Arte, Russian Criminal Tattoo.
Nato a Chelyabinsk, ai piedi degli Urali, Vasiliev dopo gli studi moscoviti decide di accostare una professione peculiare a quella di fotografo per il giornale locale, lavorando come secondino all’interno del carcere della sua città. Ciò gli consente di entrare in contatto e di accedere ad altre carceri del paese, portando a termine un progetto durato oltre quarant’anni. Le storie che documenta attraverso la pelle dei carcerati sovietici, l’unica cosa rimasta di proprietà dell’individuo e non del regime, ci raccontano più di quanto non riescano a fare le parole, con simboli e riferimenti che, se interpretati correttamente, riescono a rivelare il passato burrascoso dei galeotti.
Col decadimento dell’Unione Sovietica, la tensione sociale all’interno del paese alimenta guerre tra gang, furti e omicidi, segnando la vita delle persone coinvolte. Vicende e traumi personali che vengono incisi sulla pelle dei carcerati, con tatuatori che si ritagliano addirittura una fama tale da essere richiesti tra le diverse carceri russe o dai detenuti trasferiti in altri istituti. I tratti neri, a volte sbiaditi e ancora molto approssimativi rispetto ai tatuaggi odierni, assumono un valore documentario, testimoniando la fede, il patriottismo, le violenze commesse o la propria famiglia.
Il numero di gocce su un coltello simboleggia ad esempio il numero di persone uccise prima della reclusione, una ragnatela sul gomito invece un lungo periodo trascorso in carcere e una rosa sul ginocchio l’appartenenza a una gang. Storie che possono essere arricchite, foto per foto, dalle gentili spiegazioni di Vittoria Mainoldi e Maurizio Guidoni, i fondatori e curatori dello spazio.
La mostra è aperte dal Martedì alla Domenica presso la nuova sede di Ono Arte a Bologna, in Via Urbana 6c/d.
Per maggiori informazioni visita il sito di ONO Arte Contemporanea.
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