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Vestimenti | Quando la scultura diventa abito (e viceversa)

“L’abito è la cosa più simile al corpo: siamo noi, ma visti svuotati”

 

Inaugurata nei giorni caldi di ART CITY 2020 e aperta al pubblico fino al 19 aprile, Vestimenti è una consacrazione del percorso artistico ormai ventennale di Sissi (alias di Daniela Olivieri, classe 1977). La mostra, curata da Antonio Grulli, è stata organizzata appositamente per i sotterranei di Palazzo Bentivoglio, per i quali Sissi ha pensato a delle installazioni site-specific. Il grande corpus di lavori approfondisce uno degli elementi cardini della sua poetica: l’importanza della dimensione performativa e manuale.

Gran parte della sua produzione artistica è incentrata sulla realizzazione di abiti creati con i più svariati materiali, che l’artista ha sempre inteso come delle vere e proprie sculture, anche all’interno di performance e grandi installazioni. La mostra infatti, prevede anche la performance Abitare l’altro nel mese di Gennaio, dove Sissi realizza abiti su misura e invita sul palco anche il pubblico a partecipare alla costruzione e vestizione di ciò che lei definisce “il proprio essere”. Già negli anni passati all’Accademia di Belle Arti di Bologna, Sissi è riuscita subito ad emergere nel panorama artistico, grazie alla sua poetica innovativa.


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Vestimenti – Foto d’archivio – ©Sara Cosimini

 

Nella sua prima fondamentale performance, realizzata alla stazione di Bologna, dal titolo Daniela ha perso il treno (1999), una Sissi appena ventiduenne, vestita di consunti copertoni di macchine, ci mostra quanto sia difficile muoversi e tentare di varcare le strette porte di un treno intrappolata in questa forma. In una delle sale di Palazzo Bentivoglio possiamo vedere i copertoni da lei indossati in questo sua prima azione: da sempre, Sissi tende a identificare l’opera con il suo corpo, modificato da abiti che lei stessa instancabilmente cuce e trasforma; il suo lavoro è un costante work in progress, quasi una sorta di diario personale della sua vita. La poetica dell’artista è volta a sottolineare quanto i vestiti che indossiamo possano influire sulla vita quotidiana e quanto possano modificare il nostro essere. Un abito è in grado di farci sentire belli e sicuri di noi, ma può anche renderci più vulnerabili e soggetti agli sguardi inquisitori – e magari non graditi – degli altri.


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Vestimenti – Foto d’archivio – ©Sara Cosimini

 

L’idea della mostra – come dichiara la stessa Sissi – è nata da una suggestione: l’altorilievo gotico di Benedetto Antelami, La deposizione della croce, che ha unito le sue visioni con le riflessioni del curatore. Particolare attenzione, è data al dettaglio del rilievo che rappresenta la contesa della veste di Cristo, che innesca in Sissi diverse fascinazioni e riflessioni intime sui suoi lavori. Per l’artista, la composizione e la profondità dell’opera dello scultore parmigiano è antesignana. Questa innovazione emerge sopratutto nello stile della veste del Cristo, fatta di un panneggio così dinamico e tempestoso da sembrare reale ed estremamente tattile. Il percorso narrativo della mostra Vestimenti inizia nel cortile del palazzo ed è introdotta dalla scultura Corpo libero; un cubo di due metri realizzato con tubi di ferro che rappresenta una visione astratta dell’intimità e  che accompagna il visitatore nello spazio dove si svolge il resto della mostra.


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Vestimenti – Foto d’archivio – ©Sara Cosimini

 

Scese le scale, ci troviamo in una sala con un palco bianco, dove sono presenti alcuni elementi (come le coloratissime stoffe) che ci aiutano a comprendere il processo di realizzazione degli abiti-sculture di Sissi. Scivolando in uno spazio molto più intimo e ventrale, arriviamo nella seconda stanza, dove vediamo appesi alcuni abiti ispirati alle fattezze degli organi umani. Nell’ultimo spazio, quello che l’artista definisce “manica”, sono appese le creazioni che lei stessa indossa nella quotidianità. In questi giorni di forzata chiusura di tutte le istituzioni a causa dell’emergenza sanitaria legata al diffondersi del COVID-19, Sissi ha deciso di portare avanti un diario giornaliero, così da rendere comunque fruibile la sua mostra, che da Vestimenti si trasforma in Abitamenti. In attesa del ritorno alla normalità , “i pensieri vanno avanti e i corpi stanno a casa”


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