In tutte le ricerche sul campo ho sempre usato la macchina fotografica perché convinto che le immagini hanno la forza di raccontare la complessità del reale spesso più delle parole. Le immagini sono contenitori semantici, le foto sono sempre strutture dense di significato.
Gianluca Ceccarini nasce a Tarquinia nel 1975; si avvicina al mondo della fotografia durante gli studi, «affascinato dalle fotografie etnografiche dei grandi antropologi che documentavano le minoranze etniche e le società tribali come Claude Lévi-Strauss, Gregory Bateson, Margaret Mead, Franz Boas» ma anche «dal bianco e nero di Franco Pinna nel sud Italia con E. De Martino». Ben presto, però, si appassiona profondamente al medium e si dedica allo studio di artisti contemporanei come Nan Goldin, Ed van der Elsken, Anders Petersen, Alex Webb, Luigi Ghirri e molti altri ancora, indagando il colore, le composizioni e i soggetti fissati da ogni scatto.
La fotografia è per l’artista un documento essenziale, strumento per raccontare la realtà e le sue infinite sfaccettature. Inizia a scattare sperimentando l’analogico – grazie ad una NIKON FM2 – per poi passare al digitale; nel 2018, insieme a Nahid Rezashateri – fotografa e movie maker iraniana – dà vita al collettivo SARAB, che «si occupa di (…) Visual Anthropology, Video Art e Graphic Design, con particolare attenzione ai temi dell’identità, della memoria e del paesaggio come processo culturale».
Laureato in Antropologia presso l’Università la Sapienza di Roma, Ceccarini si è occupato di ricerca, allestimenti museografici e convegni all’interno dell’ARSDEA, Associazione Ricerche e Studi Demo-Etno-Antropologici della quale è stato socio fondatore.
Antropologia del paesaggio, Corpo ed Etnomusicologia sono le tematiche che accompagnano il suo percorso e che gli consentono di sperimentare attivamente la ricerca sul campo, dedicandosi alla produzione di materiali di Visual Anthropology e allo sviluppo di progetti fotografici pubblicati su riviste nazionali e internazionali.
Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da grande fermento creativo: Gianluca Ceccarini riceve numerosi riconoscimenti per i suoi progetti fotografici, tra i quali spicca After Meaning, diario visuale autobiografico ispirato alle teorie interpretative sulla memoria firmate da Frederic Charles Bartlett. Selezionato per una collettiva con sede a Parigi e vincitore di una menzione d’onore in occasione di un contest indetto da Collettivo 42, il progetto si articola in tre sezioni, tutte rigorosamente in bianco e nero: su ZìrArtmag una selezione di scatti accompagnati dal testo del progetto scritto dall’artista.
After meaning
C’è un legame inscindibile tra percezione, motivazione e memoria. Questa non è mai una mera registrazione individuale del passato, ma un’integrazione tra passato e presente, tra singolo e collettività.
Secondo la visione di Bartlett nelle analisi del processo mnemonico non ha importanza mettere in luce la precisione, intesa come la copia più o meno fedele del passato, quanto il fine adattivo dei processi mentali considerati in un determinato contesto. La memoria, in quanto parte integrante del flusso della percezione e del pensiero immaginativo, salda l’aspetto cognitivo a quello motivazionale ed emotivo. Un approccio interpretativo in cui diventa centrale il fenomeno dei “falsi” ricordi, delle distorsioni e dell’oblio.
Dovremmo pensare questi ricordi non tanto come falsi ma come “finzioni”, come Clifford Geertz intendeva le descrizioni etnografiche nel loro rapporto con la “realtà”, cioè qualcosa di costruito, di modellato attraverso strategie rappresentative alle quali difficilmente si applica la dicotomia vero/falso.
AFTER MEANING è il mio diario visuale autobiografico, frammentario ed immaginativo ispirato alle teorie interpretative di Bartlett, secondo cui la memoria è un costante “sforzo verso il significato” (effort after meaning). Non una capacità di immagazzinare dati passati ma un processo di ricostruzione che, partendo dagli interessi e le conoscenze del presente, cerca di ricostruire il significato dei ricordi.
Da qualche parte quando i sogni e la realtà, il passato e il presente si incontrano, quando scavare la superficie è inutile perché la superficie è infinita e forse reinterpretare è l’unica via possibile.
After Meaning è composto da tre sezioni: clicca qui per il progetto completo pubblicato su SARAB COLLECTIVE.
Per ulteriori informazioni visita il sito dell’artista, attivo anche su Instagram come @ceccarini_gianluca.
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