Il suo continuo viaggiare le ha permesso di poter guardare il mondo con occhi diversi, di potersi sentire cittadina di un mondo senza confini, di poter mettere in discussione i diversi contesti sociali in cui viviamo. Rebecca Brodskis, nata in Francia nel 1988, fin da piccola alterna periodi nella sua terra natale ad altri trascorsi in Marocco, altra metà delle sue radici. Eredita la vena artistica da sua nonna – anch’ella pittrice – e passa tantissimo tempo a dipingere nel suo atelier, insieme a lei; impara le basi dell’arte della pittura ad olio da questa maestra straordinaria e non perde mai l’entusiasmo per la scoperta di nuovi luoghi, sparsi per il mondo. La giovane Rebecca – oggi di casa a Parigi – ha vissuto a New York, Berlino e Tel-Aviv, conseguendo una formazione artistica presso gli Ateliers des Beaux Arts de la Ville de Paris e il Central St. Martins College of Art and Design di Londra (2010) per poi intraprendere un Master in Sociologia, incentrato sui temi della vulnerabilità e della crisi sociale (2015).
Le sue opere si configurano come veri e propri specchi delle sue continue riflessioni sul mondo e su se stessa: l’uomo è al centro delle sue composizioni, assorto nel vuoto dell’esistenza o estraniato dal contesto che lo circonda, intento ad affrontare lo smarrimento che spesso si prova nel sentire il tempo che scorre, nel rivivere ricordi latenti e sommersi dal magma della memoria. Adopera la tecnica ad olio, l’unica che le permette di pensare meglio all’opera, approfittando dei momenti in cui il colore deve asciugare: una pittura che assume il ritmo del rito, in cui azione e riposo divengono la danza che feconda l’idea e ne rende possibile una trasposizione in immagine.
Rebecca Brodskis dipinge il rapporto tra individuo e materia, «si interroga sui momenti fugaci della vita quotidiana, quelli che non ricordiamo, ma che danno forma all’esistenza».
La diversità, il confronto tra culture e le relazioni tra gli individui sono per la giovanissima artista elemento di arricchimento e soggetti prediletti per le sue opere; le campiture piene delle chiome e degli abiti dei protagonisti lasciano spazio alla caratterizzazione che la Brodskis porta a compimento sui visi degli effigiati. Non sempre ci si trova di fronte all’immagine di modelli reali: a volte sono gli amici ad essere ritratti, altre volte sono personaggi di fantasia a vivere gli spazi neutri del mondo virtuale immaginato dall’artista.
Superficie e corpo si fondono generando campi di colore pieno, in cui solo attraverso l’immaginazione si possono tracciare i contorni della materia. La totale assenza di prospettiva, di architetture e di oggetti, suscita lo sgomento di chi osserva, attonito, il campo in cui i personaggi stabilmente fluttuano ed esistono; sfondi monocromi fanno da cornice ad impalpabili sfumature che danno materia all’incarnato, rendendolo plastico e tangibile. Una morbidezza che entra in forte contrasto con le forme taglienti delle fisionomie e con la profondità degli sguardi, isole su mondi interiori da indagare.
Per ulteriori informazioni visita il sito dell’artista, attiva anche su Instagram come @rebecca.brodskis.
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