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Walter Petrone | Intervista al creatore dell’autobiografico “Wallie”


L’amore sopravvive secondo un meccanismo simile a quello delle stelle | Wallie

 

Walter Petrone, classe 1995, inizia a disegnare per caso, prendendo spunto dagli eroi della prima infanzia. Quello che in principio pensava sarebbe rimasto un hobby diventa invece la sua quotidianità: una volta iniziato il percorso accademico in ambito artistico capisce che disegnare è veicolo di esternazione dei suoi più reconditi pensieri e inizia a pubblicare le sue vignette su Instagram, luogo in cui riscontra notevole successo. Da circa un anno è di casa a Bologna, città in cui frequenta l’Accademia di Belle Arti e studia fumetto. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo graphic novel, dal titolo Solo un altro giorno.

Wallie, il protagonista delle sue storie, affronta temi difficili come la solitudine, le difficoltà emotive, le delusioni in amore, sempre con un pizzico di malinconica ironia. Racconta ai suoi lettori il bello e il brutto di avere vent’anni, confidando loro i pensieri che si affollano nella sua testa. Il suo migliore amico è un lupo, e sovente appaiono personaggi dalle sembianze animali: pesci, dinosauri e altri surreali individui animano le situazioni più disparate; l’alter ego di Walter Petrone, un ventenne sognatore alle prese con la vita di tutti i giorni, è un personaggio autobiografico in cui tanti ragazzi potrebbero riconoscersi.

In vista della pubblicazione del suo prossimo libro a fumetti l’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda: un’intervista in cui gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di più sulla sua carriera e sui suoi progetti futuri.


walter petrone

© Walter Petrone – Courtesy of the artist

 

Ti abbiamo chiesto di scegliere il luogo in cui ci saremo incontrati a patto che questo avesse per te un significato particolare: perché proprio i Giardini Margherita?

Perché quest’estate ho avuto la malsana idea di andare a correre la mattina: ho vissuto un periodo di rivalsa personale in cui  volevo fare qualcosa per me stesso e ogni mattina alle 6 venivo sempre qua, perché mi piaceva un sacco l’atmosfera. Ho visto un airone in quella zona dove c’è il lago, ed è una cosa fighissima perché da dove vengo io – in provincia di Caserta – non ho mai visto roba del genere. Aver visto un airone lì in qualche modo mi emoziona.

Iniziamo con una domanda molto informale. Il tuo cartone animato/film d’animazione/fumetto o personaggio di fumetto preferito?

Film d’animazione preferito: so che sembra pretenzioso o che abbia qualche collegamento con il mio nome ma è di sicuro Wall-E! Hai presente il film d’animazione della Disney, quello con il robottino? È il mio preferito. È un caso che abbia il mio stesso nome d’arte, però mi piace un sacco. Cartone animato preferito… mi viene in mente Dragonball: se dici cartone animato penso all’infanzia, a quelli che vedevamo il pomeriggio dopo aver mangiato, con il succo di frutta in mano, mi immagino questo. Io mi mettevo lì e disegnavo: i miei primi fumetti li ho fatti così. Ero molto piccolo – andavo alle elementari – e guardavo i cartoni con mio fratello; prendevo tantissimi A4 e ogni foglio diventava una vignetta: queste storie sono stati i miei primi fumetti. Poi personaggio dei fumetti… Pompeo di Andrea Pazienza, che è un personaggio autobiografico.

Raccontaci un po’ del tuo percorso formativo: in che modo ti sei avvicinato all’illustrazione?

Ho iniziato a disegnare all’età di 3 anni però è sempre stato qualcosa che doveva restare un hobby; nella mia testa non l’ho mai visto troppo seriamente, perché vivevo in un piccolo paese di provincia in cui non era contemplato che uno potesse vivere di fumetti. L’ho realizzato nel momento in cui dovevo scegliere cosa fare dopo il liceo: ho scelto di fare l’Accademia di Belle Arti a Napoli e lì è stato il primo passo verso questo mondo di cui non sapevo nulla. Ho studiato illustrazione e ne sapevo poco di fumetti, ho imparato durante i primi anni dell’università anche leggendo i primi graphic novel.

Quindi diciamo che hai iniziato come autodidatta, fin da giovanissimo

Si. Dopo la triennale ho iniziato a fare fumetti a caso, pubblicandoli su Instagram. Ho avuto un buon successo, alcune case editrici mi hanno contattato e ho iniziato a fare libri a fumetti ma in realtà nessuno mi aveva insegnato a farlo. Mi sono detto: «magari è il caso che impari anche a farli, [i fumetti, ndr.] visto che già li stai facendo!», e mi sono iscritto al corso di fumetto all’Accademia di Bologna, dove studio adesso.

Da cosa trai ispirazione per le tue vignette?

Io so parlare solo di fatti personali, cioè cose che mi sono proprio successe sul serio o cose che penso e che voglio sfogare, così le sfogo disegnando.


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© Walter Petrone – Courtesy of the artist

 

Curiosità: perché alcuni dei tuoi personaggi hanno fattezze animali? Perché, ad esempio, il tuo migliore amico è un lupo?

Perché sono più bravo a disegnare gli animali che le persone, è questa la triste verità. Potrei disegnarlo con le sue fattezze – perché lui esiste davvero – ma non sempre è veramente lui. Ho copiato questo escamotage da Zerocalcare: lui censura in questo modo persone reali (tipo la mamma, che viene rappresentata come Lady Cocca). A volte ho semplicemente bisogno di un personaggio maschile che mi fa da amico e lo rappresento come un lupo: il personaggio è ricalcato sulla sua figura, ha le sue emozioni, i suoi modi di fare, i suoi hobby.

Però non è l’unico personaggio dalle fattezze animali che appare nelle tue vignette

No, il mio terapeuta è un t-rex. Andavo da questo psicologo più di un anno fa; dopo un po’ che fai terapia hai la sensazione che in realtà lo psicologo stia lì solo per spillarti soldi e quindi non lo so, l’avevo preso un po’ in antipatia. Siccome mi diceva spesso cose secondo me un po’ banali, tipo: “se vuoi piacere agli altri devi prima piacere a te stesso” ho pensato di rappresentarlo come un dinosauro, perché le sue mi sembravano affermazioni un po’ retrograde (e poi sono innamorato di Jurassic Park, questa è l’altra triste verità).

Wallie è il tuo alter ego. Ci spiegheresti il perché di questo pseudonimo?

Mia zia mi chiamava così da bambino, è un diminutivo del mio nome.

Assoluto e indiscusso protagonista delle tue vignette è mutato nel tempo: quali sono i motivi dell’evoluzione del personaggio da vecchio barbuto a giovane uomo?

Mi rappresentavo da vecchio perché (non so se può essere considerata una fobia) mi dà fastidio l’idea di invecchiare; era un periodo in cui mi sentivo più vecchio della mia età e quindi tendevo a rappresentarmi così. Poi un giorno, in realtà anche per esigenze di narrazione (parlo di fatti personali realmente accaduti e a volte suonava strano vedere un vecchio fare cose che in realtà non poteva permettersi di fare) ho detto «basta con questa farsa, rappresentiamoci cosi come sono, da “giovane”». Questa scelta comporta una serie di valori morali di cui parlo nel mio primo fumetto che si chiama Solo un altro giorno – edito da ManFont – in cui spiego anche perché ho smesso di rappresentarmi così.

I primi di ottobre uscirà Alga Wakame. Puoi darci qualche anticipazione?

Si, è una raccolta di vignette che ho già pubblicato su Instagram e siccome non volevo dare al pubblico una cosa che fosse al 100% fruibile online, gratuitamente, ho pensato di disegnare una storia inedita composta da 40 tavole che facesse da collante a tutte le vignette che ci sono dentro il volume, edito da Shockdom. Lo presenterò per la prima volta al Lucca Comics di quest’anno, tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre.


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© Walter Petrone – Courtesy of the artist

 

Che rapporto hai con i social?

Innanzitutto io ho iniziato a pubblicare su Facebook e poi sono passato ad Instagram quando questo è esploso. Devo dire che il secondo mi piace molto di più, perché vedo il primo come un posto ormai abitato da vecchi: la verità è questa, e forse prima o poi succederà anche ad Instagram.

Un’altra cosa è che su Facebook c’erano gli heaters, gente che andava lì e scriveva commenti cattivi solo per acchiappare like; c’era questo sistema un po’ marcio e alla fine lo trovavo molto brutto. Su Instagram invece ci vogliamo tutti bene, è difficile che ci siano flame o cose del genere. La cosa negativa di questa piattaforma è legata alla visualizzazione: quando carichi la foto questa tende a sgranare (suppongo per motivi di pesantezza dell’app) e a diminuire la qualità dell’immagine. Questo fa si che la gente non può fare lo zoom e quindi sono, così come tutti, costretto a caricare per ogni post 10 immagini; ognuna di queste dev’essere una vignetta, perché altrimenti le scritte risultano troppo piccole e non si riescono a leggere. Per questi motivi devi fare tutte vignette quadrate che si susseguono ed è un casino, perché alla fine la vignetta quadrata (che poi, di per se, è orribile) ha 3 o 4 composizioni. È una cosa molto strana, mi sento un po’ ingabbiato dal formato.

Per le tue vignette utilizzi prevalentemente (o solo) digitale?

Ora si, praticamente solo digitale, a parte quando faccio il firma copie che sono costretto a disegnare a mano. Non ti nascondo che durante i primi firma copie mi veniva da buttare il colore trascinandolo (ride, ndr.). Io disegno su Ipad: se vuoi tornare indietro sul programma devi fare doppio tap con le dita; quando facevo i firma copie a matita invece di cancellare con la gomma facevo doppio tap e mi aspettavo che succedesse qualcosa. Alla fine sono riuscito ad abituarmi e a staccare le due cose, ora riesco a disegnare in entrambi i modi.

Prossimi appuntamenti, a parte il Lucca Comics?

Il più vicino è il Romics: lì non sarà presente Alga Wakame ma il mio primo graphic novel, Solo un altro giorno. Sarà il mio primo firma copie con Shockdom e sono curioso di vedere come sarà l’ambiente! Se non sbaglio sarò a Roma sabato 5 e domenica 6 ottobre, poi ci sarà il Lucca Comics e poi non so ancora, suppongo ci sarà un tour di firma copie di cui però non conosco ancora le date.


Per ulteriori informazioni visita la pagina di Walter Petrone, attivo su Instagram come @wallie_illustrator.

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