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La centralità della donna e l’importanza del linguaggio | Intervista a Mariella Bettineschi


Mariella Bettineschi è un’artista poliedrica, instancabile sperimentatrice di media e linguaggi diversi. Sfogliando le pagine del suo ricco ed articolato archivio – immergendosi, dunque, nella sua multiforme produzione fatta di segni, di forme, di immagini – emergono, fin da subito, queste importanti caratteristiche. Scavando più a fondo, poi, ci si ritrova nel bel mezzo dell’essenza della sua vita e della sua poetica, fatta di bellezza e di grazia, di riflessioni sulla condizione femminile, di parole e costellazioni significanti.


mariella bettineschi

Mariella Bettineschi, L’era successiva (Leonardo, Dama con ermellino), 2010

 

Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, da Venezia a New York, da Londra a Parigi: lo sguardo sul mondo di Mariella Bettineschi si è spinto fin oltre oceano per poi tornare sempre a casa, in Italia, e intessere nuove storie in un incessante processo di trasformazione perpetua.

Artista femminista, Mariella Bettineschi si afferma nel panorama nazionale e internazionale a partire dagli anni Ottanta, con una ricerca capace di narrare «la centralità della donna, le sue infinite capacità di mettere al mondo il mondo». Indaga l’animo e la condizione femminile utilizzando di volta in volta il medium più adatto alla sua narrazione: l’artista spazia tra pittura, scultura, disegno, collage, fotografia e digital painting andando a toccare tematiche importanti quali la sofferenza, l’emarginazione e la condanna (dichiarata o sottesa) alla vergogna e alla sottomissione imposte al genere femminile all’interno di una società marcatamente maschilista e patriarcale.

Quella di Mariella è una costante ricerca della verità e dell’essenza creativa, nascosta sotto strati di pesanti congetture costruite e accumulate nel corso dei secoli. È, spesso, un passato che dialoga con il presente e guarda al futuro immaginando nuovi scenari possibili, proprio come accade ne L’Era Successiva; un lavoro intimo e personale, che lavora prevalentemente sulle connessioni interiori e prevede l’utilizzo di materiali e linguaggi femminili per ribadire la centralità e l’importanza della donna, sia nella società sia nel sistema dell’arte.

In questa intervista Mariella Bettineschi racconta il suo punto di vista sulla questione femminile, il suo approccio all’arte e le cose che più l’hanno emozionata nel corso della sua carriera, dando anche un consiglio – semplice, genuino e preziosissimo – alle donne che si apprestano ad intraprendere le strade dell’arte.


mariella bettineschi

Mariella Bettineschi, L’era successiva (Francois Clouet Diane de Poitiers), 2020

 

Ciao Mariella, benvenuta nel salotto di ZìrArtmag e grazie per aver accettato di scambiare quattro chiacchiere con noi. La sua è una lunga carriera, costellata di successi e di riconoscimenti da parte della critica, delle istituzioni e del sistema dell’arte. Tra tutte le sue esperienze (mostre, collaborazioni, progetti) ce n’è una che pensa sia stata particolarmente importante per il suo percorso artistico?

Ciao Marika, tutte le mostre sono importanti perché servono a mettere in prova il lavoro. Posso parlarti della più emozionante: l’invito, nel 1988, alla Biennale di Venezia.

Quando, una sera, Achille Bonito Oliva mi ha telefonato dicendomi: «domani compra Il Sole 24 Ore, c’è una sorpresa per te», non capivo a cosa si riferisse. L’indomani lessi il mio nome fra gli invitati alla Biennale! Fu una grande gioia ma, confesso, anche una grande paura: misurarmi in quel contesto mi spaventava.


Che cosa significa per lei, oggi, essere un’artista femminista?

Fin dai miei esordi, la questione di genere era dentro la mia ricerca. Venivo, come tutte, da una formazione patriarcale. Tutto quello che avevo studiato era stato fatto da uomini. Mi chiedevo se ci fosse un linguaggio femminile. Col tempo ho costruito un alfabeto mio per raccontare me e il mondo delle donne, ancora così sconosciuto.


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Mariella Bettineschi, L’Era successiva (Natura), 2019


Cosa pensa del divario di genere e della sua costante presenza (anche) all’interno del mondo dell’arte?

Potrei scrivere un libro sulle difficoltà che ho incontrato lavorando in un sistema dell’arte, per la mia generazione, quasi esclusivamente maschile! Dalle molestie, alle aggressività, al continuo farti sentire irrilevante. Ma le donne hanno combattuto, lavorato con intelligenza, forza, tenacia. Negli ultimi anni però qualcosa è successo: il mercato si è accorto di noi,  sta scoprendo quanto siamo brave e numerose, sparpagliate in tutto il mondo, con culture e storie diverse, ma piene di energia e capacità di esserci con linguaggi nuovi, nostri. E questa è la grande novità: l’arte delle donne riempirà la Terra!

 

Sfogliando l’archivio delle sue opere si osserva, progetto dopo progetto, l’innumerevole quantità di materiali e supporti utilizzati nel corso degli anni. Tra tutti questi, ce n’è qualcuno che predilige particolarmente?


Non ho la mistica dei materiali e delle tecniche: sono strumenti di lavoro. Ugni cosa serve a dar forma ad un pensiero. Comunque, se devo elencare dei materiali, posso dire che amole carte, i supporti trasparenti o opalescenti perché mi permettono di manipolarli, trasformarli, mutarne l’essenza e, come in un processo alchemico, farli diventare altro da sé.


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Mariella Bettineschi, L’era successiva (Trinity College Library, Dublino), 2015

 


Com’è nata l’idea del suo ultimo ciclo, L’era successiva?

Il ciclo L’era successiva nasce nel 2008 all’inizio della crisi mondiale che coinvolge le economie di molti paesi (ed è ancora in corso, più che mai attuale data la pandemia che ci ha colpito). L’ambiente, la cultura, sono ancora una volta a rischio di sparizione. Io segnalo questo rischio mettendo in primo piano Nature, Biblioteche (i luoghi stessi del vivere e del sapere) invase da presenze misteriose, vapori, gas, che cancellano il centro dell’immagine, lasciandone solo slabbrati contorni. Confido nelle donne, capaci, oltre che a mettere al mondo il mondo, di salvarlo. Scelgo, per la loro forza di penetrazione e per la loro assoluta bellezza e integrità, ritratti femminili della nostra cultura (Fornarina, Giuditta, Cecilia Gallerani, Maria de Medici…).

Raddoppio i loro occhi per segnalare la capacità visionaria delle donne. Questi occhi medusei, disturbano e morbosamente attraggono, come la rasoiata di Un chien andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalí. Lo spettatore, in un primo momento, è attratto dal loro essere icone dell’arte rinascimentale, improbabili nel contesto espositivo contemporaneo. Si avvicina sorpreso, ma appena è di fronte all’opera rimane ipnotizzato dalla presenza di quattro occhi che lo guardano. Sono occhi reali che lo guardano, lo interrogano, sono gli occhi di donne che da oggetto sono diventate soggetto. Loro ci dicono che ambiente, animali, vegetali, minerali, donne e uomini sono tutti collegati in un equilibrio molto fragile. Comprendere e rispettare questo equilibrio è entrare nell’era successiva.


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Mariella Bettineschi, L’era successiva (Raffaello, Fornarina), 2010

 

Cosa consiglierebbe ad una artista emergente che desidera affermarsi nel sistema dell’arte?

Coraggio, passione, studio, curiosità, girare il mondo, mettersi in gioco, ma soprattutto guardare dentro di sé e ascoltare la propria natura. Omologarsi, seguire le mode, non porta da nessuna parte. Ognuna di noi ha la fortuna di essere unica. Lì sta il segreto, essere ciò che si è.


Per ulteriori informazioni visita il sito dell’artista, attiva anche su Instagram come @mariellabettineschi.

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